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Sentiero Glaciologico – Mandron
DALLA VAL GENOVA ALLA FRONTE DEL GHIACCIAIO
Cose da sapere prima di partire
È un’escursione che non presenta difficoltà tecniche particolari, è comunque impegnativa per il dislivello e la durata complessiva.
| Difficoltà | EE |
| Lunghezza totale | 16 km |
| Tempo di percorrenza totale | 7:30 h |
| Dislivello salita | 1080 m |
| Dislivello discesa | 1080 m |
| Punto di partenza e arrivo | Piana di Bedole – Alta Val Genova |

Il sentiero glaciologico del Mandrone è un tracciato che si sviluppa sulla rete sentieristica SAT: partendo dal posteggio a malga Bèdole in alta val Genova, e quindi dal successivo rifugio “Adamello Collini” al Bèdole, attraverso il sentiero O212, con numerosi tornanti permette di raggiungere il punto panoramico “Mezzavia” dove è presente il bivio con il sentiero “Adolfo Migotti” (O220).
Già dal punto panoramico, fino a qualche decennio fa era possibile vedere i primi lembi delle fronti dei ghiacciai del Mandrone e della Lobbia che ora sono solo visibili guadagnando ancora quota. Da questo punto panoramico si ha comunque una vista sull’intera zona in cui si sviluppa il sentiero glaciologico del Matarót e su parte delle evidenze geomorfologiche generate dal ghiacciaio della Lobbia.


Proseguendo lungo il sentiero, superate alcune balze facilmente attrezzate ci si alza di quota su terrazzamenti erbosi che permettono di raggiungere il Centro studi Adamello “Julius Payer” recentemente rinnovato dalla Commissione Glaciologica della SAT.
Le rovine di fronte al Centro Glaciologico ricordano la posizione del vecchio rifugio della sezione del Deutscher und Österreichischer Alpenverein (DuÖAV) di Lipsia, abbattuto da una granata durante il primo conflitto mondiale. Il ripiano su cui giace il Centro Payer e i ruderi del vecchio rifugio, sono sempre stati un punto di osservazione privilegiato sulla lingua del ghiacciaio del Mandrone, quando si affacciava e scendeva dal gradino di Acquapendente; numerose sono infatti le fotografie, anche antiche, scattate da questo punto di vista.
In pochi minuti si raggiunge quindi il rifugio Mandron “Città di Trento” ubicato poco più a monte in prossimità di una serie di interessanti conche e ondulazioni di chiara impronta glaciale . Le evidenze morfologiche documentano e permettono di approfondire le vicende della lingua del ghiacciaio del Mandrone; forme di erosione e depositi di materiali, morene e rocce montonate raccontano come il ghiacciaio abbia più volte occupato e lentamente modellato questo ripiano.


In prossimità del rifugio sono ben evidenti alcuni piccoli laghi che occupano depressioni di varia genesi. Quelli prevalentemente allungati albergano in avvallamenti compresi tra rocce montonate avvalendosi di motivi di origine strutturale (fitta fratturazione della Tonalite dell’Adamello, orientata nord ovest – sud est); quello quasi triangolare (lago Mandrone), sfrutta la concavità di un piccolo circo intercettata da una faglia che dal passo del Maroccaro scende verso sud sud-ovest oltre il lago Scuro.
Dal rifugio Mandrone, imboccando il sentiero O236, si attraversano le prime torbiere, stadio evolutivo dei laghi glaciali e si superano rocce montonate sulle quali il ghiacciaio, mediante l’abrasione esercitata durante il suo lento movimento, ha messo in luce la tipica struttura della Tonalite, roccia magmatica intrusiva che caratterizza l’alta Val Genova, nella quale ci sono spesso evidenti xenoliti (frammenti estranei di roccia inglobati all’interno di rocce che si forma per solidificazione di materiale fuso).


Il sentiero quasi pianeggiante, conduce poi nelle vicinanze della fronte del ghiacciaio, e permette di vedere più in basso la conca lasciata libera negli anni 50 dalla fronte del ghiacciaio del Mandrone in ritiro, nella quale si è creato lo spazio per accogliere quello che è oggi il lago Nuovo. Proseguendo, il percorso risale all’improvviso una piccola lunga collina di detriti elaborati (la morena laterale sinistra), ed entra all’interno dell’area occupata dal ghiacciaio dell’Adamello – Mandrone durante la Piccola Età Glaciale.
Avvicinandosi alla fronte, la vegetazione inizia a farsi sempre più rada, considerato il breve periodo trascorso dalla retrocessione del ghiaccio, le rocce montonate sono sempre meno ruvide, e acqua di fusione ricca di limo glaciale segnala la vicinanza della fronte del ghiacciaio dell’Adamello “Mandrone” dove si conclude il percorso glaciologico.













