I riscontri sulla neve rossa:
I primi riscontri sulla neve rossa sono avvenuti! Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito mandandoci le foto degli avvistamenti.
Qui di seguito alcune considerazioni del Dott Biagio di Mauro del CNR:

Il progetto prevede la mappatura di alghe nivali durante il periodo di fusione in un bacino di alta quota nelle Dolomiti di Brenta. La neve stagionale rappresenta una fondamentale risorsa idrica alle medie latitudini. Nelle ultime decadi si è assistito ad una diminuzione della durata della stagione nivale nelle Alpi, indotta dalle tarde precipitazioni autunnali e dalla fusione anticipata in primavera. I meccanismi che regolano la fusione nivale sono complessi e dipendono da parametri sia meteo-climatici che geomorfologici.

Le proprietà ottiche della neve giocano un ruolo fondamentale nella fusione stagionale. Infatti, una neve più scura assorbe più radiazione e quindi fonde più velocemente. Oltre alle impurità atmosferiche (polveri sahariane, aerosol etc.) anche particelle di origine biologica possono determinare una diminuzione nella riflettività (nota anche come “albedo”) della neve e quindi modificarne i processi di fusione.

Le particelle biologiche più rilevanti da questo punto di vista sono le alghe nivali. Questi organismi sono in grado di sopravvivere sulla neve e donarle una colorazione rossastra durante i mesi di fusione. L’impatto di questi organismi è molto poco studiato e non è incluso nei principali modelli nivologici.


L’obbiettivo del progetto è quello di caratterizzare la presenza di alghe sul manto nevoso e di determinare l’effetto sulla riflettività nella neve. La distribuzione spaziale di queste alghe sarà determinata tramite l’analisi di immagini acquisite da drone.

L’area selezionata (circa 300 m x 300 m) mostra una certa variabilità nella concentrazione di alghe. Durante la campagna sono stati raccolti dei campioni di neve superficiale che saranno in seguito analizzati al microscopio con l’obbiettivo di determinare la concentrazione di alghe nivali. Oltre alla conta delle cellule algali, per ogni campione verrà determinata la concentrazione di carbonio totale/organico e di polveri minerali. Sono state inoltre raccolte misure di riflettanza con uno spettrometro che opera nel dominio del visibile, vicino infrarosso e infrarosso ad onde corte. Queste misure saranno confrontate con i dati di concentrazione algale e sarà sviluppato un modello empirico che lega le proprietà ottiche della neve alla presenza di alghe nivali.

Inoltre, sono stati effettuati dei sorvoli con un drone Mavic Pro al fine di ricostruire la micromorfologia del terreno mediante la creazione di un modello 3D con tecniche Structure from Motion (SfM). Le immagini acquisite dal drone permetteranno la mappatura delle alghe nivali e la determinazione del loro impatto sull’albedo della neve.

Il progetto di citizen science sulla  “neve rossa” della Commissione Glaciologica della SAT:
Durante la stagione estiva, quando sui ghiacciai o sugli accumuli nevosi si forma l’acqua di fusione, le alghe trovano le condizioni adatte per moltiplicarsi. Il tipico colore, dovuto a pigmenti fotosintetici, diminuisce la luce riflessa dai ghiacciai e aumenta la radiazione solare assorbita, accelerando ulteriormente la fusione di neve e ghiaccio. Il fenomeno osservato da qualche anno, finora era stato studiato in Groenlandia, ed è stato misurato per la prima volta in Europa dai ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca.
La fusione dei ghiacciai e delle calotte glaciali è oggi considerato un simbolo del cambiamento climatico. Molti meccanismi complessi sono coinvolti nella fusione del ghiaccio e, tra questi processi, l’oscuramento superficiale dovuto al materiale organico sul ghiaccio nudo ha recentemente ricevuto attenzione dalla comunità scientifica. La presenza di microbi sui ghiacciai ha dimostrato di ridurre l’albedo del ghiaccio e favorirne lo scioglimento. È ciò che sta accadendo sul Presena e sul Gavia, sullo Stelvio, sui nevai del Brenta ed altrove dove la neve ha cominciato a tingersi di rosso porpora a causa di un’alga unicellulare, Ancylonema nordenskioeldii.
Spesso confuso con i depositi di polvere sahariana, il fenomeno della “neve rossa” è ancora poco studiato nelle Alpi, e ancora non si conoscono a fondo le cause e le conseguenze. In collaborazione con i ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell’Università Bicocca di Milano, si vuole raccogliere il maggior numero di testimonianze del fenomeno tramite un progetto che possa condividere soprattutto gli alpinisti ed escursionisti che sono sul territorio.
Continuate a inviarci le vostre foto se avvistate l’arrossamento nivale! Potete inviare le vostre foto tramite email all’indirizzo: comunicazione@sat.tn.it
Tutti insieme possiamo contribuire allo studio di salvaguardia dei ghiacciai: la loro tutela è vitale per la montagna!
Grazie a tutti per la collaborazione!

Foto – Video credit: Commissione Glaciologica SAT