“Il progetto prevede la mappatura di alghe nivali durante il periodo di fusione in un bacino di alta quota nelle Dolomiti di Brenta. La neve stagionale rappresenta una fondamentale risorsa idrica alle medie latitudini. Nelle ultime decadi si è assistito ad una diminuzione della durata della stagione nivale nelle Alpi, indotta dalle tarde precipitazioni autunnali e dalla fusione anticipata in primavera. I meccanismi che regolano la fusione nivale sono complessi e dipendono da parametri sia meteo-climatici che geomorfologici.
Le proprietà ottiche della neve giocano un ruolo fondamentale nella fusione stagionale. Infatti, una neve più scura assorbe più radiazione e quindi fonde più velocemente. Oltre alle impurità atmosferiche (polveri sahariane, aerosol etc.) anche particelle di origine biologica possono determinare una diminuzione nella riflettività (nota anche come “albedo”) della neve e quindi modificarne i processi di fusione.
Le particelle biologiche più rilevanti da questo punto di vista sono le alghe nivali. Questi organismi sono in grado di sopravvivere sulla neve e donarle una colorazione rossastra durante i mesi di fusione. L’impatto di questi organismi è molto poco studiato e non è incluso nei principali modelli nivologici.
L’obbiettivo del progetto è quello di caratterizzare la presenza di alghe sul manto nevoso e di determinare l’effetto sulla riflettività nella neve. La distribuzione spaziale di queste alghe sarà determinata tramite l’analisi di immagini acquisite da drone.
L’area selezionata (circa 300 m x 300 m) mostra una certa variabilità nella concentrazione di alghe. Durante la campagna sono stati raccolti dei campioni di neve superficiale che saranno in seguito analizzati al microscopio con l’obbiettivo di determinare la concentrazione di alghe nivali. Oltre alla conta delle cellule algali, per ogni campione verrà determinata la concentrazione di carbonio totale/organico e di polveri minerali. Sono state inoltre raccolte misure di riflettanza con uno spettrometro che opera nel dominio del visibile, vicino infrarosso e infrarosso ad onde corte. Queste misure saranno confrontate con i dati di concentrazione algale e sarà sviluppato un modello empirico che lega le proprietà ottiche della neve alla presenza di alghe nivali.
Inoltre, sono stati effettuati dei sorvoli con un drone Mavic Pro al fine di ricostruire la micromorfologia del terreno mediante la creazione di un modello 3D con tecniche Structure from Motion (SfM). Le immagini acquisite dal drone permetteranno la mappatura delle alghe nivali e la determinazione del loro impatto sull’albedo della neve.”
Foto – Video credit: Commissione Glaciologica SAT