A cura della Commissione Glaciologica SAT
I ghiacciai attraverso i loro continui movimenti hanno plasmato in modo importante la morfologia del territorio trentino, raggiungendo nelle ultime glaciazioni anche il limite inferiore del Lago di Garda. L’obiettivo di un sentiero glaciologico in prossimità di zone attualmente glacializzate, è quello di accompagnare l’escursionista in un percorso autonomo, che segue sentieristica già esistente, e dove attraverso l’uso di immagini e pannelli didattici può imparare a leggere il territorio ed i segni lasciati dal ghiacciaio che li ha plasmati e che probabilmente si sta ritirando molto più a monte dell’attuale punto di osservazione.
Percorso dei ghiacciai – Parco Nazionale dello Stelvio. Settore Trentino.
L’alta val di Pejo nel parco Nazionale dello Stelvio ha da sempre rappresentato un terreno di studi glaciologici vista la presenza di importanti ghiacciai che tuttora vengono studiati da diversi enti di ricerca.
Il Parco Nazionale dello Stelvio aveva già valorizzato le peculiarità di questa zona con un percorso tematico, ed in collaborazione con la Commissione glaciologica questo percorso è stato recentemente aggiornato con la realizzazione di nuova segnaletica illustrativa e con nuovi punti didattici attrezzati con pannelli illustrativi.
Il percorso dei ghiacciai parte dal posteggio di Malga Mare e segue il sentiero SAT 102 fino a raggiungere il rifugio G. Larcher, imbocca poi il sentiero SAT 104 fino a raggiungere l’incrocio con il sentiero SAT 123 che conduce alla Diga del Careser per poi ridiscendere verso il posteggio di Malga Mare con un anello di circa 11Km con un dislivello di circa 700m.
I primi punti di osservazione sono visibili poco a monte di Malga Mare dove è possibile notare le antiche morene dei ghiacciai de la Mare e del Careser, per arrivare in Pian Venezia dove invece è possibile osservare la morena frontale del ghiacciaio de la Mare legata alle ultime fasi glaciali e le rocce montonate che accompagnano l’escursionista fino al Rifugio Larcher. Salendo quindi verso il lago delle Marmotte si può trovare un punto dove il noto geologo Ardito Desio nel 1932 ha fotografato i ghiacciai della zona (dopo averli ampiamente studiati per anni), è un punto dove si invita l’escursionista a rifare la stessa foto.
Sentiero glaciologico Pale di San Martino – Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino
All’interno del territorio ricompreso nel Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino rimangono alcuni degli ultimi ghiacciai dolomitici in zona, in particolare la Fradusta ed il Travignolo.
La bellissima zona dell’altipiano delle Pale di San Martino porta ancora i segni della presenza del ghiacciaio della Fradusta che nei primi anni 30 occupava ancora una superficie di circa 150Ha. Anche nella zona dell’altopiano i segni dell’attività glaciale sono abbastanza evidenti e il percorso glaciologico sviluppato dalla Commissione glaciologica in collaborazione con il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino ha l’obiettivo di accompagnare l’escursionista nella scoperta di questi segni.
Il sentiero ha il proprio punto inziale al rifugio Giovanni Pedrotti alla Rosetta e lungo i sentieri SAT 707-709-708 arriva nei pressi della parte frontale di Cima Fradusta dove ancora oggi è possibile vedere l’ultimo lembo superiore dell’omonimo ghiacciaio. Il percorso permette anche di osservare quelle che sono ormai le tracce del lago che nel 1994 occupava 23.500 metri quadrati con una profondità di circa 11 metri e che scomparve improvvisamente tra fine agosto ed inizio settembre del 1994.
Anche di fronte al Ghiacciaio del Travignolo, in prossimità della Baita Segantini è stato predisposto un punto di osservazione con un cartello illustrativo relativo al ghiacciaio che all’ombra del Cimon della Pala si riduce più lentamente di come invece purtroppo succede alla Fradusta e che può essere ancora osservato dal balcone naturale della testata della Val Venegia.