Progetto Laboratorio Alpino: ” Le Dolomiti in Biblioteca”

Ormai da diversi anni la SAT ha stipulato una convenzione con la Provincia Autonoma di Trento il cui fine è promuovere e diffondere i valori intrinsechi al riconoscimento delle Dolomiti come Bene UNESCO.
Ecco quindi che vi presentiamo questa breve serie di episodi in cui abbiamo provato a raccontare in modo originale la bellezza delle Dolomiti.
Grazie ai libri e ai documenti conservati nel Fondo Dolomiti UNESCO della Biblioteca della Montagna SAT, abbiamo raccontato alcuni degli eventi che hanno segnato la storia dolomitica.

Carta Adamello / Presanella

Carta Sulden-Gebiets

L’avvento della guerra in Trentino 

All’epoca della Prima Guerra Mondiale il Trentino faceva parte dell’Impero austro-ungarico e confinava con il Regno d’Italia.
Allo scoppio della guerra, nel luglio del 1914, quando l’Italia era ancora neutrale, più di 55 mila trentini vennero chiamati alle armi e mandati a combattere in Galizia contro l’esercito russo. Moltissimi vennero fatti prigionieri e più di 11 mila soldati persero la vita.
Quando nel maggio del 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria, quello che ora chiamiamo Trentino divenne un territorio di guerra. Le battaglie si svolsero lungo il confine tra Tirolo e Regno d’Italia, dove venne costruito un fronte molto particolare.
Più di due terzi del fronte, scavato da chilometri e chilometri di trincee, era tracciato sopra i 2000 metri di altezza, raggiungendo l’apice sulla cima dell’Ortles con i suoi 3905 metri.
I soldati per la prima volta si trovarono a dover combattere tra la neve e i ghiacciai delle Dolomiti, del gruppo Ortles-Cevedale e Adamello-Presanella.

Antonio Berti

La Grande guerra in Dolomiti, attraverso gli occhi di Antonio Berti 

Per quanto riguarda le Dolomiti, vorremmo raccontarvi quella che fu la Grande Guerra, attraverso l’interessante e originale sguardo dello scrittore e alpinista Antonio Berti.
Nel panorama dell’alpinismo dolomitico dei primi decenni del Novecento, Berti fu uno dei personaggi fondamentali per la conoscenza di una parte delle Dolomiti, precisamente la zona del Cadore.
Nacque a Venezia nel 1882 e qui visse finché non si trasferì a Padova dove si laureò in medicina e chirurgia.
Il suo incontro con l’alpinismo risale alla fine dell’Ottocento quando, durante una vacanza estiva nelle Dolomiti ampezzane, conosce l’ormai anziano pioniere Orazio de Falkner con cui conquista la sua prima guglia ancora inviolata nella catena della Croda da Lago.
Falkner diventa il suo maestro: di lui lo colpisce principalmente l’idea di affrontare le montagne da soli, senza l’aiuto di una guida, unico modo per conoscersi e misurare i propri limiti.
Da qui in avanti, ogni momento libero che avrà dalla professione di medico, lo passerà tra le montagne, percorrendo la strada che collega la pianura veneta al Cadore in bicicletta.

Della montagna però non lo affascina solo l’aspetto alpinistico ma tutto ciò che la riguarda, fin dalla storia più antica delle prime civiltà che vi si insediarono.

La stesura delle guide 

Il desiderio di conoscere ogni segreto delle montagne va di pari passo con la sentita necessità di mettere per iscritto tutte le informazioni che trova, le scoperte e le salite che compie.
Dalla prima esperienza alpinistica Berti passa i successivi nove anni a scalare le montagne da ogni versante, passando intere giornate a riordinare appunti, sistemare le relazioni di salite, aggiustare l’incerta toponomastica di alcuni luoghi e studiare la morfologia e la geologia dei gruppi montuosi.
Il risultato finale è un piccolo libro intitolato “Le Dolomiti del Cadore – Guida alpinistica” pubblicato nel 1908 da parte della sezione veneziana del CAI. Si tratta di una delle prime guide sulle Dolomiti scritta in lingua italiana, prima ne esistevano solo in tedesco.

Sepp Innerkofler

L’esperienza di guerra in prima linea 

Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, Berti venne chiamato alle armi come tenente medico del Battaglione alpini “Val Piave”, in prima linea sul fronte dolomitico delle Tre Cime di Lavaredo.
Da una postazione molto particolare, una tenda sulla cengia della Cima Piccola, assieme alle sue capacità mediche mette a disposizione anche la sua vastissima conoscenza del territorio.
E proprio da qui assisterà a molti combattimenti violenti tra cui il tentativo fallito da parte degli austriaci di riconquistare il Monte Paterno. Durante questo attacco perde la vita la forte guida alpina di Sesto, Sepp Innerkofler.
Si tratta di un evento drammatico che ci fa capire però come questi soldati fossero prima di tutto uomini e alpinisti amanti delle montagne.

Dolomiti Ampezzane

La necessità di una nuova guida dolomitica 

Berti infatti – messa da parte la rivalità militare – ne fece recuperare il corpo e lo fece seppellire in cima al Paterno, ricordandolo ai suoi alpini come “Un eroe che onora la Montagna al di sopra di ogni confine di nazione”.
La guida del 1908 ebbe fin da subito moltissimo successo grazie soprattutto al modo particolare, personale, che aveva di scrivere.
Diventa un punto di riferimento importante per tutti gli amanti di montagna perché al suo interno si potevano trovare ben amalgamate notizie storiche, geografiche e tecniche, in modo da poter apprezzare l’ambiente dolomitico a 360 gradi.
Negli anni seguenti furono talmente tante le informazioni, tra relazioni e aggiornamenti, che Berti riceveva da chiunque, che si sentì ben presto la necessità di pubblicare una seconda edizione.
Stiamo parlando degli anni che seguono la fine della prima guerra mondiale, anni importanti di svolta verso un alpinismo di tipo sportivo. Sono gli anni in cui nuovi ideali portano la scala delle difficoltà a raggiungere il sesto grado. Le notizie della conquista di pareti ritenute fino a quel momento inaccessibili circolano tra gli alpinisti, stimolando una competizione sempre più sportiva.
Antonio Berti sente che una nuova guida è necessaria anche per fare in modo che i nuovi tempi non cancellino il significato e i valori dell’andare in montagna, che gli alpinisti delle generazioni precedenti avevano trasmesso.

“Le Dolomiti orientali” 

La guida, intitolata “Le Dolomiti orientali” esce nel 1928: anche se piccola e tascabile, contiene ben 900 pagine e moltissime belle illustrazioni. Più che una guida è una vera e propria enciclopedia che mette per iscritto tutto quello che si conosceva sull’area dolomitica del Cadore, Cortina d’Ampezzo, Braies e Sesto.
Oltre a descrivere i percorsi, illustra e documenta anche la geomorfologia che ha plasmato nei secoli le Dolomiti.
Dopo una prima parte dedicata all’illustrazione delle strade che collegano i centri abitati, la guida si concentra sulla descrizione accurata di ogni gruppo montuoso.
Per fare alcuni esempi: il gruppo del Civetta, della Croda da Lago, delle Tofane, di Fanis, il Pelmo, l’Antelao, le Marmarole, il Cristallo, i Cadini e via dicendo.
Di ogni gruppo o monte sono riportate delle informazioni generali, le forcelle, i rifugi e i nomi delle cime con la rispettiva altezza.
Le informazioni sono corredate da bellissime illustrazioni nel dettaglio, e in ogni immagine sono tratteggiate anche le vie alpinistiche percorribili.
Se osserviamo il gruppo delle Tre Cime di Lavaredo, si può notare ciò che rende particolare questa guida. Alla fine delle generalità sono riportate anche le informazioni sul fronte italiano della Grande Guerra. Ad esempio, qui racconta di alcuni attacchi e di come venne issato sulla cima della Grande un enorme faro.
Le stesse informazioni si leggono anche nel gruppo del Paterno, dove è inserito anche il racconto della morte di Innerkofler, con l’illustrazione del luogo in cui avvenne l’episodio.
Interessanti sono anche le Tofane, di cui viene riportata non solo la linea italiana ma anche austriaca e una piccola cartina con i nomi con cui erano chiamate le cime durante la guerra.

L’apprezzamento che Berti ha nei confronti degli alpinisti di altre nazionalità, come abbiamo già visto con Innerkofler, si legge anche per Paul Grohmann.
Di lui scrive che “scese a Cortina ad aprire con ambedue le mani la porta della storia delle Dolomiti”, quando per primo giunse in vetta alla Tofana di Mezzo nel 1863 per poi conquistare anche la Tofana di Rozes.

Guarda il video sul canale YouTube della SAT

Le Dolomiti in Biblioteca

Il progetto è parte integrante della convenzione stipulata tra la Provincia Autonoma di Trento e la Società degli Alpinisti Tridentini (SAT). Quest’ultima, firmando la convenzione, già da diversi anni, si impegna in maniera continuativa nel promuovere e diffondere i valori intrinsechi al riconoscimento delle Dolomiti come Bene UNESCO.
Negli anni precedenti, presso la Biblioteca della Montagna – SAT, all’interno della “Casa della SAT”, era stato istituito il “Laboratorio Alpino e delle Dolomiti – Bene UNESCO”: un luogo liberamente e facilmente accessibile in cui si tenevano attività finalizzate a stimolare la partecipazione attiva e la presa di coscienza del valore delle Dolomiti – Bene UNESCO.
La finalità – nonché fondamenta della convenzione – è la diffusione e valorizzazione delle Dolomiti – Bene UNESCO.
Quest’anno però, a causa dell’emergenza sanitaria, essendo difficile, se non impossibile, realizzare eventi che coinvolgano direttamente il pubblico, si è optato per l’utilizzo dei canali social nella loro funzione di strumento divulgativo.
Il risultato sono una serie di brevi video che, attraverso il racconto di varie tematiche, prendendo spunto dai documenti conservati nel Fondo Dolomiti UNESCO della Biblioteca della Montagna-SAT, vogliono contribuire alla conoscenza e diffusione della valorizzazione, conservazione e promozione delle Dolomiti – Bene UNESCO.
Sono sei episodi a sé stanti, legati tra loro dallo stesso complesso Dolomitico, di cui si racconterà la storia attraverso vari punti di vista, partendo dalle origini, le prime ascensioni, passando per l’alpinismo femminile fino ad arrivare a oggi.
Delle Dolomiti, se ne è parlato tantissimo e se ne conosce ogni angolazione. Per questo motivo l’obiettivo, e desiderio, di questi episodi vuole essere quello di provare a raccontare questo stupendo complesso in un modo diverso, originale.
Non direttamente tra le montagne stesse, ma tra i libri e i documenti, beni inestimabili in quanto testimoni che conservano la storia dolomitica.

 


Le Dolomiti in Biblioteca

Testi e voce narrante: Silvia Miori
Fotografie e video: Riccardo Avola
Coordinamento: Riccardo Decarli, Biblioteca della Montagna 

Bibliografia

  • Antonio Berti, Cantore delle crode, Fondazione Antonio Berti, 2007;
  • Michl Innerkofler, rifugi, montagne e guide alpine di sesto, 2011;
  • Le dolomiti orientali, Antonio Berti, 1928;
  • Ricordi di Guerra Alpina, M. e F. Michieli, 2001.